Porrajmos (incontro 2019)
“Fuori da scuola”
“Fuori da scuola” può forse essere la parola chiave dell’incontro tra un gruppo di classi terze della nostra scuola, venerdì 1 marzo, e il sociologo Stefano Pasta. Come secondo momento previsto per il Progetto “Giornata della Memoria” a tema c’era il Porrajmos, lo sterminio nazifascista del Popolo Rom nella Seconda Guerra Mondiale; e quando l’ospite ci ha chiesto che concetto o qualità associassimo noi, oggi, all’idea di Rom, la frase più ripetuta a risposta sembra essere stata “fuori da scuola”. Intendevamo l’ampia piazzola, appena al di là della strada che separa il nostro Cardano dalla Metro, in cui sostano numerose roulotte di giostrai, lì da parecchi anni. Come è ovvio che fosse dalla risposta non traspariva particolare apprezzamento, e tuttavia, se ci si pensa bene, “fuori da scuola” in relazione ai Rom è una frase davvero puntuale: anzitutto non li pensiamo infatti scolarizzati, e poi è vero che spesso sono vicini a noi solo quanto basta – proprio come loro alla nostra scuola – per pecepirli del tutto alieni al nostro vivere. Ci si sfiora, noi e loro, per restare nella posizione di reciproca diffidenza. Stefano ci ha però invitati ad andare oltre quella “strada” ideale che tante volte ci divide, con la sua competenza è come se li avesse portati a scuola, e noi come fossimo usciti a incontrare una realtà molto più complessa di quanto pensassimo prima. Con sorpresa di molti si è quindi appreso che la granparte dei Rom in Italia condivide con noi la cittadinanza, abita in appartamenti e non è “nomade” per cultura, e che in tanti altri paesi europei ne abitano molti di più, oltre alla prima scoperta storica della presenza di diversi campi di concentramento per Rom in Italia, che preludevano poi a deportazione e sterminio nei territori occupati. Abbiamo incontrato un “popolo di bambini”, con un’età media molto più bassa della media a causa della povertà, e i nostri stessi vizi e virtù inseriti però nel terribile contesto sociale del “ghetto”: molto di quanto nell’incontro abbiamo avuto l’onestà di denunciare, nel comportamento dei Rom, nasce da lì, ha radici nell’emarginazione etnica di secoli unita al pregiudizio subìto, da cui esce un granitico circolo vizioso fatto del nostro razzismo e della loro resistenza all’integrazione. Eppure molti Rom non sono questo, ma persone che condividono con noi scuola, lavoro, passioni sportive e una sana “italianità”, senza che nemmeno lo sappiamo perché temono di rivelarlo.
L’ importante, nell’incontro con Stefano Pasta, non è stato sposare questa prospettiva, nemmeno ricredersi sui Rom e allentare il pregiudizio, quanto superare quella strada che ci divide, farsi raccontare la loro grande complessità e poi discuterne insieme, con tanta sorpresa e anche tante riserve, perché questo è il bello della scuola che si interessa al mondo.
Prof. Matteo Ghidotti